martedì 17 aprile 2012
Posti in piedi in paradiso
Ogni volta che un film di Verdone arriva nelle sale sembra quasi impossibile evitare paragoni con la tradizione della commedia all'italiana e di conseguenza gli amarcord pieni di rimpianti per un stagione che appare ancora più irripetibile se confrontata con il panorama contemporaneo del nostro cinema. Quello che in molti casi appare un esercizio di retorica perché certamente i vari Brizzi, Miniero e Genovese con i loro film non hanno nessuna intenzione di prendere in eredità la tradizione di quel cinema, nel caso di Verdone diventa invece un accostamento appropriato. A dirlo non è solo il lavoro operato sul corpo, che attraverso infinite variazioni dello stesso tipo umano ne hanno fatto una maschera capace di contenere pregi e difetti dei nostri compatrioti ma anche la funzione assolta da un cinema chiamato a fustigare i costumi della società contemporanea. Certo si potrebbe discutere sulla competenza e la qualità con cui l'autore romano ha lavorato all' interno del genere ma di certo l'ha fatto nella prospettiva e sull'esempio della tradizione più nobile. Per questo motivo dopo il deludente "Io, loro e Lara", tentativo di rilanciare la versione più impegnata del suo cinema approfondendo in maniera superficiale il rapporto tra il mondo laico e quello religioso, era necessaria una verifica per capire se le possibilità dell'artista ed il suo sguardo sulle cose non si fossero definitivamente appannati. Ed invece per la reentrè Verdone alza la posta con una storia collettiva, - di buon auspicio il precedente fortunato e riuscito come "Compagni di scuola" - e tre personaggi maschili interpretati da altrettanti grandi attori, oltreche all'immancabile presenza femminile - questa volta ad essere promossa è una Micaela Ramazzotti in grande ascesa - messi insieme per dare vita alla storia di una crisi, esistenziale, affettiva e soprattutto economica. Verdone prende in prestito il fallimento dei suoi personaggi per parlare dell'Italia di oggi. Ed allora si capisce che il dramma del tempo presente non potrebbe essere diverso se è vero che Ulisse, Fulvio e Domenico devono fare i conti con matrimoni andati a pezzi, alimenti da pagare ed una situazione lavorativa che non gli consente neanche di affittare un appartamento. Ed è proprio la necessità di condividerne uno che metterà le ali ad un incontro/scontro di personalità ed obiettivi, con i nostri eroi impegnati a scoprire se stessi attraverso il confronto con i difetti degli altri. Se il confronto tra gli opposti è uno degli schemi più sfruttati per far ridere lo spettatore, ed il film non manca di episodi divertenti e paradossali - su tutti un furto organizzato alla maniera dei soliti ignoti con Fulvio e Domenico che sbagliano appartamento e fanno venire uno spavento agli anziani proprietari - Verdone si serve del contraddittorio non solo per inserire le sue smargiassate ma anche per far emergere con lucida malinconia una contemporaneità in cui c'è poco da salvare ("siamo tutti miserabili" esclamerà ad un certo punto uno sconfortato Ulisse). Un pessimismo che prende in prestito le cronache dei giornali, con ninfette che fanno girare la testa ad uomini maturi, attrici disposte a vendersi per un provino con il regista di successo, giovanissime alle prese con i ritocchi della chirurgia plastica, playboy che prendono il viagra per essere all'altezza delle aspettative, per dirci che nonostante tutto la famiglia, qualunque essa sia - nel film quella tradizionale è praticamente inesistente - rimane l'unica ancora di salvataggio per sottrarsi all'indifferernza del mondo. Pur rimanendo se stesso, per la solita tendenza a salvare il salvabile non affondando mai il colpo, ed anche per una retorica che non gli impedisce finali conciliatori come quello del film, che immortala il ritorno alla normalità con un collage di immagini celebrativo del ricongiungimento familiare, "Posti in piedi in Paradiso" ci consegna un Verdone più equilibrato, disposto a fare un passo indietro con una messinscena più accurata, attenta ad armonizzare i caratteri e gli stili di recitazione, con in più l'intuizione di un Marco Giallini in versione mattatore che nel ruolo di un cialtrone a tutto campo ricorda, lui si, i mitici mostri di Risi e Monicelli. Tra pregi e difetti, quello di Verdone pur non essendo un capolavoro è un film che ha il merito di non arrendersi all'opportunismo dominante del box office italiano.
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a me nel trailer faceva ridere soprattutto Giallini..non so nel film...
RispondiElimina..Giallini è bravo e con due film a breve distanza di tempo ha dimostrato di saper fare tutto..comico e drammatico..nel film di Verdone è l'elemento più divertente, quello che svolge il ruolo di detonatore della risata che comunque si mantiene tutto sommato sobria..stemperata dagli altri due personaggi, quello di Verdone ed ancor più di Favino, dai tono più sfumati..senza essere un capolavoro a me ha sorpreso..credevo di non divertirmi ed invececi sono riuscito..ciao Brad!
RispondiEliminaBella recensione, complimenti (: mi ci sono ritrovato molto e ho sorriso quando hai paragonato la rapina a quella dei soliti ignoti, non ci avevo pensato però ora (con le dovute proporzioni) mi sembra proprio un piccolo omaggio.. immenso Giallini, sono andato a vedere il film solo per lui ed è stato ancora più grande! Come hai detto anche tu con ACAB ha fatto una bella doppietta dimostrando tutto il suo valore, sia drammatico che comico. E a me non è dispiaciuta per niente nemmeno Micaela Ramazzotti, mi ha ricordato (anche qui con le dovute proporzioni) Jessica Chastain di The help.
RispondiEliminaciao,
RispondiEliminail richiamo a "i soliti ignoti" era forse irriverente ma quella scena me l'ha in qualche modi ricordato..mentre per quanto riguarda gli attori ho parlato di Giallini ma avrei dovuto farlo anche con Favino che invece infila una recitazione un pò più nascosta,sottotono,quasi complementare a quella dei colleghi ma altrettanto efficace..della Ramazzotti spero che non si fossilizzi in un solo ruolo perchè questa tendenza è stato il limite di molte attrici del cinema di oggi..penso alla Tedeschi, alla Morante..alla Buy..ma potrei dirne altre..di quelle più in vista forse solo Golino, Gerini ed anche la Ferrari sembrano sfuggire a questa regola..grazie per l'intervento..ti verrò a leggere