venerdì 29 giugno 2012

Giulia non esce la sera

Ci sono molti modi di incontrarsi, e normalmente le occasioni più belle avvengono per caso, quando la persona del cuore si materializza in modo insospettabile e prende piede nella vita dell’altro compiendo traiettorie spiazzanti come quelle tracciate da Giulia, detenuta modello ed istruttrice di nuoto nelle ore di libertà vigilata. I suoi sono gesti anonimi, scontati per chi fa il suo lavoro, che verrebbero assorbiti dal rumore sordo di una piscina affollata se non fosse per la predisposizione di Guido, scrittore di una certa fama, a soffermarsi sui dettagli dell’esistenza come una parola non detta, uno sguardo distratto e soprattutto quella sensazione di un isolamento voluto che Giulia mette in modo per negarsi e se stessa ed al mondo. Per lei oltre ad una pena da scontare  anche la figlia adolescente che ha abbandonato e che ora non la vuole più vedere. La primogenita di Guido è invece la parte migliore di una condizione familiare precaria per la mancata affinità con una moglie incapace di apprezzare il suo talento.

Nell’universo cinematografico di Giuseppe Piccioni la solitudine è una costante a qualsiasi latitudine Immersi nel loro mondo personale, obbligati dall’eccezionalità del loro carattere e dalle scelte che mettono in atto i personaggi del regista marchigiano sono alieni destinati a comprendersi tra di loro oppure a restare soli. Una condizione che le storie del regista marchigiano provano a spezzare mettendo in scena momenti di condivisione tra uomini e donne eternamente a disagio nel confronto con l’altro. Come già Antonio e Maria di "Luce dei miei occhi"(2001) e Ernesto e Caterina di "Fuori dal mondo" (1999) anche Guido e Giulia hanno nei propri cromosomi le stimmate di una esistenza materiale che li separa dalla gente, ma Piccioni non si accontenta di scrivere le caratteristiche sulla carta d’identità dei personaggi, immaginando per loro due luoghi necessariamente appartati come quello della creazione artistica e della prigione, bensì ricerca proprio in quei due contesti la soluzione del problema, immergendo letteralmente i personaggi nell’essenza dell’altro, con i protagonisti del libro che Guido tenta di scrivere, magicamente presenti nella piscina dove lui prende lezioni di nuoto, e con lo scrittore che ad un certo punto si sovrappone alla sua istruttrice nell’elemento acquatico – insistite sequenze natatorie ci mostrano Guido ormai padrone dello stile che mette in pratica con lunghe sessioni di allenamento –assumendone su di sé l’abitudine a quella disciplina sportiva  quando la donna deciderà di rinunciare alle sue uscite giornaliere.


Piccioni è bravo a far emergere i piccoli scarti del cuore, a sussurrare sullo schermo la tensione che scaturisce da quel contatto, ed ancora una volta riesce a dar vita ad una poetica fatta di piccoli gesti quotidiani che in questo caso si colora di fantasia con microstorie che prendono vita dallo schermo del computer dove Guido mette in fila i pensieri per la sua nuova fatica letteraria, ed in cui l'amore impossibile rappresentato dalle vicende di uomini e donne destinati a rincorrersi per sempre è un' idealizzazione in chiave romantica di quello che sta accadendo ai due protagonisti del film. Ed è proprio la coesistenza tra questi due momenti insieme alla scelta di privilegiare le pause ed i mezzi toni che il film acquisisce un che di misterioso ed insieme leggero - in questo senso le scene dedicate ai salotti letterari che Guido frequenta sono un capolavoro di understatement ed ironia - riuscendo a parlare di cose drammatiche con la leggerezza che solitamente contraddistingue certo cinema francese. Ad aiutarlo la capacità del regista di saper prendere per mano gli attori accompagnandoli nella storia  con un essenzialità pari solo al pudore con il quale riesce a cogliere i frutti di quel lavoro. E se la Golino è da tempo una realtà del nostro cinema si può dire ormai lo stessa cosa di Mastandrea capace di infondere al suo personaggio un umanità ed una malinconia lontana da qualsiasi artificialità. Accolto con livore da molta parte della critica ed ignorato dal grande pubblico "Giulia non esce la sera" è un film all'altezza suo autore.

2 commenti:

  1. a me è piaciuto molto, Piccioni ha un tocco delicato, quasi affettuoso nel descrivere i suoi personaggi....

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  2. ...un amore quello verso i suoi personaggi che pervade i suoi film..tutti, nessuno escluso..ecco in questo senso e nella maniera in cui riesce a non far pesare questa tendenza sul film lo rende in un certo senso unico nel suo genere...eppure ti assicuro il film è stato accolto anche nella rete anche con livore...ciao Brad

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